Come guarire dalle "intolleranze alimentari"

Disponibile da oggi presso il mio studio di Trento il test Recaller per l'infiammazione da cibo

Quelle che nel linguaggio comune vengono erroneamente chiamate intolleranze alimentari portano spesso con sé sintomi come colite, emicrania, artrite, difficoltà digestive, addome gonfio.

Sono sempre più numerose le persone  in cui determinati alimenti scatenano sintomi  di questo tipo, dietro i quali si nasconde l’infiammazione da cibo.

Da oggi presso il mio studio di Trento è possibile misurare, attraverso un test semplice da eseguire e rigoroso dal punto di vista scientifico, i livelli di infiammazione da cibo e, attraverso una dieta di rotazione che mima il processo immunologico che avviene nel corso dello svezzamento, riacquisire la tolleranza anche verso i cibi verso i quali ci consideriamo “intolleranti”.
Il test, le cui analisi vengono condotte presso il Centro Immunologico dell’Università di Tor Vergata di Roma, misura una delle sostanze su cui la ricerca ha puntato la propria attenzione in quanto gioca un ruolo chiave per la sua funzione pro-infiammatoria legata al tratto digerente, il BAFF (B-cell activating factor, o fattore attivante i linfociti B in italiano).
I livelli elevati di BAFF e infiammazione, che vengono registrati quando nell’organismo un cibo determina sintomi percepibili, determinano tra l’altro anche scarsa efficacia dell’insulina nel controllo della glicemia. Le conseguenze sono l’alterata assimilazione degli zuccheri e, insieme agli altri squilibri alimentari, l’accumulo di massa grassa, soprattutto a livello addominale.
Ma cosa può indurre la produzione eccessiva di BAFF? Già da qualche anno i ricercatori hanno scoperto che l’assunzione eccessiva o ripetitiva di un alimento o di un gruppo alimentare può provocare tutti i sintomi infiammatori che usualmente sono ascritti al cibo.

La conoscenza dei valori di BAFF ci permetterà di comprendere il livello di infiammazione correlata al cibo presente in una persona e di agire in conseguenza per aiutare a ridurre quella stessa infiammazione e a controllarne gli effetti sulla salute.

In particolare, l’analisi del dato ci consente di impostare un piano alimentare personalizzato, che rispetti il profilo alimentare personale e possa contribuire alla gestione dei disturbi.
Insieme all’attività fisica e alla modalità alimentare più corretta, poi, la misurazione del livello di infiammazione e lo studio del profilo alimentare personale consentono di ridurre l’acqua extracellulare (sgonfiandosi) e di aumentare l’utilizzo delle calorie introdotte, riducendo l’accumulo della massa grassa in eccesso.

In sostanza, nel momento in cui l’infiammazione da cibo viene fatta calare attraverso il piano alimentare più adatto, si generano le condizioni di miglioramento metabolico che permettono di liberarsi dalle reazioni avverse agli alimenti.